INCONSUETI FENOMENI SU ANIMALI A VARZI (PV)

IN CONCOMITANZA AD ATTERRAGGIO DI PRESUNTO U.F.O.

 

ABSTRACT

Col presente studio, fondato su basilari princìpi di fisiologia, l’Autore intende dimostrare l’applicabilità della Scienza cosiddetta "UFFICIALE" anche all’indagine ufologica, accompagnata tuttavia dagli indiscutibili limiti ed interrogativi che ogni ricerca, comunque, nasconde.

 

I FATTI

VARZI (PV) : domenica 5 giugno 1983, ore 05.50 a.m. circa.

Un oggetto circolare di 2-3 metri di diametro, che stazionava da oltre un’ora in un campo di erba medica, si alza dal suolo ed in pochi secondi scompare in alto, nel cielo sereno dell’alba, sotto gli occhi atterriti ed increduli di tre testimoni.

A poche ore di distanza dall’insolito evento, una chioccia appartenente al testimone principale viene da questi trovata inspiegabilmente morta, con la cresta completamente bianca. Anche un vicino, nel medesimo periodo, ha lamentato il decesso, apparentemente senza ragione, di una delle sue galline, una delle quali mentre stava addirittura deponendo l’uovo, che era rimasto "a metà strada". 

LE CONSIDERAZIONI

(dal punto di vista bio-chimico-fisiologico)

E’ innegabile che il rinvenimento di tre galline, morte in circostanze quanto meno insolite e nel medesimo periodo, appartenenti a due diversi pollai, anche se di cascine contigue, tutte e tre con la cresta bianca ("mentre di solito diventa più rossa quando l’animale muore", spiega uno dei proprietari), risulta abbastanza singolare e per questo merita qualche osservazione in più, anche senza voler collegare ad ogni costo l’episodio con l’atterraggio dello strano oggetto.

E’ altrettanto evidente che, per formulare un’ipotesi precisa e basata su accertamenti scientifici, sarebbe occorso l’esame autoptico dei tre volatili, immediatamente dopo il rinvenimento, ma purtroppo nessuno ha pensato a farlo e l’inquirente (nella persona dell’autore del presente studio), impedito da motivi di lavoro, riuscì ad effettuare un sopralluogo solo il 31 luglio successivo, quando ormai era ovviamente troppo tardi. Il luogo del presunto atterraggio U.F.O. si trova in una zona montuosa, quasi al confine di quattro regioni (Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna) e dista da Parma, sede dell’inquirente, oltre 130 km.

A nostro parere, le spiegazioni più probabili del caso, confortate anche dalla consulenza di alcuni colleghi della facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma, andrebbero ricercate tra due possibili ordini di cause:

a) una repentina EMORRAGIA INTERNA a carico delle tre galline;

b) l’esposizione dei pennuti suddetti ad un’intensa fonte di ENERGIA RADIANTE.  

 

Prendiamo ora in considerazione la prima ipotesi: quella dell’emorragia interna.

L’Ematologia ci insegna che le emorragie (comprese quelle in cui il sangue si raccoglie in cavità interne e quindi non è esteriormente apprezzabile) possono avvenire in vari modi.

1) Per diapédesi (cioè passaggio degli elementi sanguigni, per lo più globuli rossi, attraverso la parete vasale integra), a causa di un forte aumento di pressione all’interno dei vasi: di solito è di modesta entità e di breve durata, per cui saremmo propensi ad escludere questa eventualità.

2) Per rottura della parete vasale: queste emorragie si distinguono in TRAUMATICHE e SPONTANEE. Non avendo potuto disporre, come già s’è detto, delle carogne dei volatili, non ci sentiamo di negare "a priori" la prima possibilità, ma dalle testimonianze dei proprietari sembra proprio che non siano stati riscontrati ferite o traumi, perlomeno esterni, né tantomeno tracce di sangue nelle vicinanze degli animali.

Pertanto l’ipotesi che godrebbe più favori (a nostro parere, si ribadisce) sarebbe quella dell’emorragia interna a carattere spontaneo. Questo tipo di patologia insorge quando le pareti dei vasi diventano fragili oppure quando è diminuita la coagulabilità del sangue.

Accantonando la fragilità vasale (che quasi mai insorge repentinamente, ma è invece la conseguenza di affezioni a lungo decorso e pertanto facilmente rilevabili dall’allevatore, quali setticemie, tossicosi, epatopatie, avitaminosi, ecc.), non rimane da considerare che un’improvvisa diminuzione del potere coagulante del sangue.

Il processo di coagulazione sanguigna è assai complicato e pertanto non riteniamo possibile né opportuno in questa sede l’elencazione delle sequenze che portano alla formazione del coagulo. Vorremmo solo ricordare che entrano in gioco per questo processo varie componenti, ordinabili in tre principali categorie: (a) fattori proteici (tromboplastina, protrombina, fibrinogeno, fibrina); (b) fattori enzimatici (trombina); (c) fattori chimici (ioni calcio: Ca++).

E’ indispensabile che tutti questi anelli della catena emocoagulante siano contemporaneamente presenti nel flusso sanguigno, altrimenti il processo non avviene. Al contrario, se manca anche un solo fattore tra quelli di norma presenti nel sangue circolante, si passa nel caso opposto, vale a dire che l’organismo è facilmente predisposto ad emorragie spontanee.

Va ricordato inoltre che tutti i principali fattori plasmatici sono costituiti da grosse molecole proteiche ed enzimatiche, sintetizzate e riciclate dal normale metabolismo; tutti, dicevamo, tranne uno: lo ione Ca++, che, a differenza delle macromolecole biologiche, circola nel sangue sotto forma ionica (=libera) e quindi è in grado di combinarsi.

Di conseguenza, se l’emorragia fosse stata determinata dalla scarsa produzione di fattori proteici e/o enzimatici coagulanti (cosa alquanto improbabile, dato che il processo avviene in presenza di quantità anche minime; tale ipotesi non potrebbe comunque giustificare un "exitus" così improvviso), l’animale già qualche tempo prima avrebbe dovuto manifestare una sintomatologia ben evidente, che non sarebbe sfuggita all’allevatore.

Peraltro anche un tasso calcemico estremamente impoverito avrebbe dovuto manifestarsi in precedenza, ad esempio con la produzione di uova dal guscio molliccio o fragile e facilmente incrinabile, oppure addirittura prive del guscio stesso.

A questo punto la sindrome presentata da tutti e tre i volatili potrebbe venir ricondotta ad una subitanea mancanza di ioni Ca++ nel flusso sanguigno, come se "qualcosa" o "qualcuno" glieli avesse "succhiati via" in un istante, senza dar loro la possibilità di "richiamarli" dalle ossa, in cui si depositano. Ma perché solo a tre esemplari ? La domanda rimarrà forse senza risposta.

Una spiegazione potrebbe essere: hanno accusato maggiormente il "colpo" quelle galline che già avevano impiegato buona parte della loro "scorta" di Ca++ nella produzione di molte uova (nel caso della chioccia che covava) o che addirittura stavano per deporle (nell’altro caso).

Passiamo ora ad analizzare la seconda ed altrettanto plausibile ipotesi circa lo strano "caso" di Varzi, cioè quella relativa all’irradiazione da parte di una fonte elettromagnetica : di MICROONDE, con buona probabilità.

Con il termine << MICROONDE >> viene indicata quella parte dello spettro delle radiazioni elettromagnetiche comprese tra le frequenze di 300 MHz e 300 GHz, corrispondenti ad una lunghezza d’onda, in aria, compresa fra 1 metro ed 1 millimetro. Il relativo fotone trasporta un’energia così piccola da non essere in grado di provocare la ionizzazione degli eventuali materiali investiti; le microonde appartengono quindi a quella parte dello spettro individuata anche con il termine di radiazione non-ionizzante (che si estende dai campi statici fino all’ultravioletto vicino).

L’utilizzazione di apparecchi generatori di microonde è andata incrementandosi in questi ultimi anni, per cui oggi vengono largamente impiegati nel campo radio-televisivo, per i sistemi radar, nella ricerca in medicina e più recentemente nei forni per uso domestico, detti per l’appunto << a microonde >>, che sfruttano la conversione in energia termica per riscaldare o cuocere cibi.

L’effetto caratteristico delle microonde è l’EFFETTO TERMICO, che può determinare un aumento generalizzato della temperatura del corpo o un aumento di temperatura localizzato a determinati organi o tessuti; ed è questo, come vedremo più avanti, l’effetto che nel nostro caso interessa. La quantità di calore prodotta nei tessuti dipende dalla quantità di flusso elettromagnetico (milliwatt / cm.2), dalla durata del tempo di esposizione e dal tipo di tessuto esposto. La forza di penetrazione delle microonde è in funzione della loro frequenza: più bassa è la frequenza, più grande è il potere di penetrazione nei tessuti dell’organismo.

Oltre all’azione termica, si è visto che le microonde possono agire anche sulla struttura molecolare dei tessuti mediante effetti elettrici e magnetici: lo studio sperimentale ha mostrato che i danni maggiori si determinano per lunghezze d’onda di circa 10 cm., che causano processi degenerativi sia nell’animale che nell’uomo. Lo studio dei danni biologici prodotti dalle microonde, condotto attraverso la sperimentazione su animali o su sistemi cellulari "in vitro", ha potuto stabilire una stretta relazione fra alcuni effetti osservati e la quantità di energia elettromagnetica assorbita dal soggetto irradiato. L’assorbimento di energia prodotta da microonde provoca sempre, in tutti gli organi e i tessuti, lo sviluppo di una certa quantità di calore, che inevitabilmente si ripercuote anche sulla CIRCOLAZIONE SANGUIGNA del distretto interessato e, in seguito, a tutto il torrente circolatorio, organi emopoietici compresi.

Una vasta letteratura medico-scientifica sull’argomento dimostra infatti che le microonde influenzano il metabolismo degli organi deputati alla produzione delle cellule sanguigne (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) ed alterano il contenuto proteico nonché il rapporto tra le frazioni del plasma.

I criteri di rischio da microonde si basano su osservazioni ed esperimenti condotti dai ricercatori usando frequenze varie e vari livelli d’intensità. Si è stabilito negli Stati Uniti, nel 1971, il limite massimo di esposizione giornaliera, quantizzandolo in 10 mw / cm.2 e riferendolo ai campi di frequenza da 100 MHz a 100 GHz (100.000 megacicli).

Per livelli al di sopra di 25 mw / cm.2 l’esposizione è considerata NON COMPATIBILE CON LA VITA.

 

C O N C L U S I O N I

 Volendo fare un aggancio coll’oggetto volante non identificato che stazionò per oltre un’ora a circa 160 m. di distanza in linea d’aria dai due pollai, si potrebbe avanzare l’ipotesi che tale oggetto abbia emesso forme energetiche (sul tipo di onde vibrazionali o radiazioni di qualche genere sconosciuto) che abbiano distrutto o inattivato (per saturazione?) od asportato gli ioni Ca++; ovvero che abbia irradiato nella zona circostante il punto d’atterraggio dosi assai elevate di microonde ( >25 mw/cm.2 ), che abbiano influenzato il metabolismo degli organi emopoietici ed alterato la composizione proteica ed il rapporto tra le frazioni del plasma sanguigno.

A questo proposito vorremmo sottolineare che nel caso di Varzi si possono riscontrare, a nostro avviso, evidenti collegamenti con gli strani fenomeni (famoso quello del cavallo Snippy) accaduti in Colorado (U.S.A.) nel settembre del 1967, durante un’intensa attività UFO.

Alcuni animali, soprattutto vacche e cavalli, scomparvero misteriosamente; in seguito ne furono rinvenute le carcasse, completamente "risucchiate" del sangue ed incredibilmente "svuotate" del midollo osseo, in prossimità di evidenti tracce di atterraggio UFO (impronte circolari e vegetazione bruciacchiata). Come sappiamo, il midollo osseo, insieme con la milza, è uno dei centri emopoietici, dai quali cioè derivano le cellule ematiche.

Nel caso in cui la suddetta emissione di radiazioni elettromagnetiche sia stata non accidentale (non legata, cioè, al sistema di propulsione dello strano veicolo), bensì INTENZIONALE, si potrebbe parlare, con le dovute cautele, di un fenomeno di "sperimentazione" messo in atto dagli occupanti l’insolito oggetto (due dei tre testimoni dichiararono d’aver intravisto delle entità aliene a bordo), con finalità, per noi, tuttora sconosciute.

 Giorgio Pattera

 

BIBLIOGRAFIA

NOTIZIARIO UFO - n.° 101, sett./ott. 1983

F.Ossola - DIZIONARIO ENCICLOPEDICO DI UFOLOGIA - SIAD/Milano 1981

J.A.KEEL - CREATURE DALL’IGNOTO - Fanucci/Roma 1978

Proff. Casella /Fornaroli - LEZIONI DI FISIOLOGIA - Università di Pavia 1970

UTET - ENCICLOPEDIA MEDICA ITALIANA - Torino 1975

L.Checcacci - IGIENE E MEDICINA PREVENTIVA - Ambrosiana/Milano 1972

 

_________ ___________

| TESSUTI | | PIASTRINE |

Tromboplastina Fattore piastrinico 3

tissutale (tromboplastico)

 

_________

| PLASMA |

_ _ _ _ _ _ _

| Calcio-ioni |(*)

Fattore XII

Fattore XI

Fattore VIII

Fattore IX

P.T.A.

Hageman F.

Fattore VII

Fattore X

Fattore V

Protrombina

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| Tromboplastina | | Tromboplastina |

| estrinseca | | intrinseca |

 

| (tissutale) | | (plasmatica) |

Trombina

Fibrinogeno Fibrina

Retrazione del coagulo

Fibrinolisi

 

(*) = Ca++

 

 

Schema delle varie fasi del processo di coagulazione del sangue (contrassegnati dall’asterisco gli ioni Ca++ ).

Si noti come questi ultimi si collochino alla base della piramide delle sequenze biochimiche che portano alla formazione del coagulo.


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