LA POLITICA, LE POLITICHE E LE VIRTU' DEGI DEI

 

 

Cominciamo con la prima parola: Politica dal greco Politikè termine che a sua volta deriva da Polis (città) quindi un luogo ove in forma di comunità sociale vive molta gente.

Definiamo allora la parola politica: la scienza della vita sociale in quanto è organizzata in uno stato, teoria dello stato o arte di governare uno stato o dei mezzi per raggiungere tale fine.

Dice: (il signor Dice non manca mai e si presta volentieri al contraddittorio e talvolta assume le vesti di avvocato del diavolo) ma l’U.F.0. che c'entra? C'entra eccome caro signor Dice.

Ma per capirlo bisogna cominciare dall'inizio. Punto a capo dunque.

In principio c'era la vita. Si comincia sempre così: in principio e poi bla, bla, bla...Per non perdere tempo arriviamo agli ominidi, derivanti dall'evoluzione di un primate il quale ad un certo punto della sua evoluzione, conquistata la posizione eretta, deve evolvere anche la sua organizzazione sociale di provenienza (Gorilla via scimpanzé) (recentemente gruppi di scienziati affermano, dopo seri studi sul DNA dei gorilla e scimpanzé, che l'ominide e quindi l'uomo deve la sua evoluzione proprio ad un quid del DNA che ha provocato il salto di qualità).

Quali sono i tre cardini principali? All'inizio: cibo per la sopravvivenza individuale, dominio del territorio ove il cibo c'è, imperativo istintivo all'accoppiamento per la continuazione della specie che è una base, una specie di radiazione di fondo, una impalcatura di fondamento su cui poggiano gli altri due cardini: cibo e territorio.

Per armonizzare tutto questo è necessaria la politica sia pure in forma embrionale e culturalmente istintuale. Quindi avremo che il più esperto o il più forte è colui che ha qualcosa in più: il più intelligente è conseguentemente il più curioso. Per evitare in una stessa specie che non nasca una permanente situazione conflittuale che porterebbe all’auto distruzione di un gruppo, bisogna ricorrere alla politica, sia pure in forma embrionale. Nella vita del gruppo si svilupperà necessariamente un temperarsi dei conflitti, ci si deve per forza arrivare; non facendolo si arriva alla distruzione come ho detto prima e . alla dispersione delle esperienze, cioè la fine della sia pure embrionale cultura la quale non è che la somma dell'esperienza, della forza o capacità e della curiosità, figlia dell'intelligenza.

Conseguenze: gerarchia, cioè potere che nasce dall'anzianità che ha esperienza, potere della forza e ricerca, ricerca della preda più nutriente per il gruppo, del frutto che non avvelena, dell'acqua fonte di vita, degli strumenti per la difesa.

Dice: ma lei fa dell'antropologia semplice, d'accatto, volutamente semplificativa. Dell'U.F.0. quando parla?

L'osservazione del. signor Dice non è fuori luogo ma lui è un curioso e vorrebbe giungere subito alle conclusioni. Non si può, bisogna ragionare, partendo da principi semplici e di base che fungano da paletti lungo tutto il percorso. Io non sono un antropologo né mi sognerei mai di avventurarmi in un territorio culturalmente non mio; cerco semplicemente di adoperare dei principi di base.

Null'altro. Andiamo avanti.

Torniamo al gruppo che abbiamo osservato, a quell'embrione di società e della politica che lega la vita del gruppo. Ma il gruppo non è solo, ve ne sono altri. Stessi problemi, stessa partenza. Se un altro gruppo domina un territorio ove ci sono più risorse per la sopravvenienza, il primo gruppo, quello che stiamo osservando dal principio del nostro ragionamento, ha tre scelte:

1) Se possiede mezzi d'offesa progrediti frutto della propria intelligenza e quindi frutto di una primitiva, conseguente tecnologia ed è certo che l'altro gruppo non ce l'ha, lo attaccherà, ne sopprimerà. gli anziani, sottometterà i giovani e le donne, facendoli schiavi, e gli schiavi servono per produrre risorse e se il gruppo vincitore è cannibale gli schiavi sono una riserva di cibo nei periodi di magra e si impadronirà anche della cultura del gruppo soccombente. Questa è politica: una politica che chiameremo politica di potenza, basata sulla violenza. Risultato: dominio di un territorio più vasto e delle risorse in esso contenute.

2) Se il primo gruppo ha la sensazione di non avere la capacità di sottomettere il secondo, perché si accorge che i mezzi del secondo sono uguali o leggermente superiori ai propri, cercherà un modo non violento, tenterà un dialogo, sapendo che potrebbe essere sopraffatto o che il prezzo di una improbabile vittoria sarebbe altissimo. Quindi approccio amichevole e compromesso "politico".

3) Rimanere nel proprio territorio, accontentarsi delle proprie risorse, nel frattempo cercare di migliorare i propri mezzi di offesa e di difesa. E questa la chiamerei: politica della prudenza e lungimiranza.

E a questo punto avremmo finito, perché in fondo i nostri comportamenti di base non sono cambiati di una virgola. E' una storia che dura da tempo immemorabile. E a questo punto compare l'U.F.O. e il signor Dice non può che essere contento, può accomodarsi in poltrona, accendere la pipa (perché il signor Dice, e ce ne sono tanti, vogliono la pappa scodellata, non pensano, non fanno ipotesi) prendere il telecomando e accendere il televisore e farsi raccontare tutto dell'U.F.0. Pigrizia intellettuale ed anche abbrutimento da non ricerca, un adagiarsi continuo nella cultura della tribù.

Sul teleschermo appare il conduttore della trasmissione che dice: abbiamo parlato dunque della "politica", ci siamo intesi sul suo significato e ci siamo convinti che nasce dai nostri comportamenti e dalla somma di comportamenti di più individui o più gruppi.

Tutta la nostra storia passata è questo e il futuro della nostra storia non può essere che la conseguenza di tutto questo nel bene e nel male. E mentre pensiamo che le rivalità dei gruppi per la divisione delle risorse di un territorio unico che è il pianeta Terra, debbano necessariamente cessare e fondiamo le Nazioni Unite per armonizzare il tutto e fare nel futuro una politica "unica", ecco una interferenza, un accidente non voluto e non ipotizzato dai vari "signor Dice": compare l'alieno, "l’U.F.0." ed è un'interferenza non voluta e non prevista. E la società o meglio la somma delle società entra in crisi esistenziale e conseguentemente "politica".

Perché? Perché bisogna ripensare tutto l'universo, le sue leggi fisiche, non conosciute a pieno e soprattutto perdere gli ultimi brandelli di una cultura che ha appena socchiuso l'uscio e messo il naso fuori dalla porta, andando sulla luna e mandando sonde ai confini del sistema solare. La scienza ufficiale e cioè "la cultura della tribù" comincia seriamente a pensare ad altre vite aliene, ma non studia l'U.F.0..

Fa il "signor Dice": dov'è l'ominide curioso, perché è il più intelligente del gruppo che esplora il territorio e scopre nuovi cibi e prede e riserve d'acqua per la vita della comunità? Si è persa forse traccia di costui? No, di costui non si è persa traccia; è vivo, e vegeto, curioso e intelligente, ricercatore mai stanco, proteso al futuro, conscio com'è che gli occhi sono davanti alla testa e non dietro. Quell'ominide sveglio rifiuta la "cultura della tribù" e va a "vedere" come in una partita a poker, rischiando magari tutta la posta in gioco. Comincia a considerare l'universo un grande territorio ove vi possano essere forme a lui simili, riunite forse in gruppi di diversa provenienza e che perseguono "politiche diverse".

A tale proposito cinquant’anni di ricerca ufologica ci mostrano forme a noi simili se non totalmente uguali con comportamenti diversi nei confronti del "Territorio" (Il Pianeta Terra) e degli abitanti con approcci amichevoli, ostili o indifferenti. Non mi dilungherò su tutto ciò; c'è una vastissima bibliografia e pubblicistica a livello mondiale a cui vi rimando; non è questo il compito che mi sono imposto.

Quello che faccio, o almeno cerco di fare, sono delle riflessioni sulle ragioni di certi comportamenti così antitetici.

Tutto il ragionamento torna ai comportamenti fondamentali di quei gruppi di ominidi di cui parlavamo al principio. Le scelte sono sempre tre, tre quindi i tipi di "politica" su un territorio vastissimo: miliardi di anni luce. In questo territorio ci sono risorse per la sopravvivenza; per averle c'è la necessaria "politica di potenza", c'è la "politica del compromesso" e c'è la "politica della prudenza e della lungimiranza".

Ciò posto, ecco quali sono le "Virtù degli Dei": le nostre stesse "Virtù".

Adesso è necessario quindi intenderci sulla parola "virtù". Consultiamo una seria enciclopedia: Virtù: "La disposizione costante della volontà di uniformarsi alla legge morale". Questa è una definizione filosofica. Veniamo alla definizione semantica: "Virtù" dal latino "Vir, Viri". Uomo, potere attivo, capacità, facoltà di fare e anche efficacia o forza. Queste le spiegazioni filosofiche e filologiche.

Ed allora se il ragionamento è consequenziale questi alieni che taluno pensa di adorare come dei e che tutti forse adorammo quando eravamo all'inizio delle nostre civiltà hanno le nostre stesse "virtù" nel bene e nel male e adesso che cominciamo a comprendere che sulla base di queste "virtù" essi perseguono le loro "politiche" che, non mi stancherò di ripeterlo, hanno i nostri stessi fondamenti, le nostre stesse motivazioni. La differenza sta nel quoziente di conoscenza che "loro" hanno dell’universo e delle ragioni che lo governano e che permette loro di viaggiare nello spazio e nel tempo infiniti. Ma hanno a fondamento le nostre stesse ragioni.

E se come tanti miti e leggende raccontano che l'uomo è ad immagine e somiglianza degli "Dei" vuol dire che gli "Dei" per un normale processo speculare sono ad immagine e somiglianza degli uomini e che forse sono impegnati fra gruppi diversi per la conquista di un territorio grande quanto un sistema solare o addirittura una galassia e delle beghe di piccoli gruppi su un piccolo pianeta che ruota intorno ad una stella di classe "G" a "loro" non interessa nulla e ci guardano come primitivi.

Oppure possono essere impegnati in un processo di civilizzazione di un vasto territorio stellare per poter raccogliere quanti più individui sotto il dominio della "loro" cultura e quindi espandendosi e rafforzandosi. E questa, lo vogliate o no, altro non è che "politica" e "loro" non possono, come noi, sfuggire alle tre scelte fondamentali che vi ho esposto, al principio del mio ragionamento, ricordate?

Pertanto se incontrate un "alieno" non adoratelo, non inginocchiatevi. Lui ha le stesse vostre "virtù" cioè la vostra stessa capacità di base. Le sue sono più evolute, le sue capacità sono più espanse. Tutto qui.

Che "politica" adottereste? Visto e considerato che lui è più bravo, più colto, e più forte di voi, adottate la seconda scelta "politica": quella del compromesso.

Cercate di farvelo amico e di farvi insegnare qualcosa. Ricordatevi che ha le vostre stesse necessità: cibo, territorio, e curiosità cioè ricerca e per ottenere ciò è costretto, come voi, a fare politica. Pertanto se anche lui adotta una "politica" di compromesso offritegli da mangiare, presentategli una bella donna e fategli conoscere la vostra cultura, perché "lui", l'alieno, ha magari un dito in più nelle mani e le orecchie più lunghe ma ha le vostre stesse capacità di base. Che ha la vita più lunga della vostra o sia riuscito a raggiungere l'immortalità e sedere fra gli "Dei" è un dettaglio trascurabile. Dovete solamente cercare di imparare come si fa e con la "politica" dell'incontro e non dello scontro farvi dare degli insegnamenti sul come. Non farete altro che fare la sua stessa politica.

Ora, questi ragionamenti sono non solo per questa platea che mi ascolta, ma sono rivolti anche e soprattutto alla comunità scientifica internazionale ed alla classe politica internazionale; in definitiva all'O.N.U.

Dice: "Ma lei chi crede di essere?". Rispondo "caro signor Dice, io credo di essere nessuno e quindi faccio professione di modestia, ma, se lei ha avuto la cortesia di seguire il mio ragionamento, io ho le stesse "Virtù degli Dei" e cerco come loro di fare la mia "politica" perché come ho spiegato prima, la "politica" nasce con l'uomo, come necessaria disciplina e cultura di base." Aggiungo: "Anche lei con la sua "cultura della tribù" che ha paura di guardare avanti fa politica, una politica deleteria e suicida".

Ora devo concludere, ho parlato fin troppo e la conclusione non può essere, dal mio modesto parere e quindi opinabilissimo, che questa:

Si rende necessario che la questione serissima delle presenze aliene nei nostri cieli venga affrontata, senza "inutili rischi", per carità, con il massimo delle capacità e dell’impegno delle comunità scientifiche e, ripeto, soprattutto politiche.

Dice: "Perché? Abbiamo già tanti problemi da risolvere e se mettiamo in conto anche .gli UFO la confusione aumenterà. Perché romperci la testa a far politica con eventuali alieni?".

Perché, caro Dice, domani potrebbe essere già troppo tardi!

Giulio Perrone

Roma aprile 1999


Torna a Ricerche